La vitamina D è stata recentemente riaccreditata di importanza in molti campi della medicina pertanto è attualmente oggetto di varie ricerche per dare conferma alle ipotizzate influenze che può avere sul nostro organismo. Il suo reale coinvolgimento nei settori in cui è stata sinora coinvolta è attualmente oggetto di valutazione e discussione attraverso l’effettuazione di vari studi scientifici alcuni già pubblicati altri in corso.

Il ruolo del calciferolo nei processi riproduttivi e nella terapia dell’infertilità di coppia sono stati valutati in alcuni aspetti della medicina della riproduzione quali la sindrome dell’ovaio policistico, l’endometriosi, l’infertilità concomitante alla presenza di fibroma, l’infertilità maschile, la precoce riduzione della riserva ovarica e nell’eventuale ausilio alle tecniche di fecondazione assistita.

La carenza di vitamina D definita come concentrazione di 25-idrossicalciferolo inferiore a 20 ng / ml è stata osservata frequentemente nelle nostre pazienti cui prescriviamo il dosaggio al momento dello screening di coppia, un valore ai limiti inferiori o inferiore alla norma lo riscontriamo nel 95% delle donne a noi afferenti.

Dai lavori scientifici sinora pubblicati emerge come la concentrazione sierica di vitamina D nelle pazienti con sindrome dell’ovaio policistico (PCOS) è inferiore ai valori medi delle donne sane. Pertanto l’integrazione farmacologica con vitamina D dovrebbe essere sempre prescritta nei protocolli terapeutici della PCOS sia perché ne deriva una migliore resistenza all’insulina che per la positiva influenza sui risultati del trattamento dell’infertilità. La spiegazione del meccanismo di attività della vitamina D nei pazienti con PCOS richiede ulteriori approfondimenti in quanto il meccanismo d’azione non è stato ancora ben definito.

La vitamina D ha un effetto diretto sulla produzione dell’ormone anti-mulleriano (AMH) e quindi la sua concentrazione determina il mantenimento per un tempo più lungo di una buona riserva ovarica.

La presenza di miomi uterini nel gruppo con carenza di vitamina D è stata valutata come molto più alta rispetto ai controlli.

Per quanto riguarda la relazione con l’endometriosi si suppone che un’elevata concentrazione di calciferolo possa essere correlata a una ridotta eliminazione delle cellule endometriali che passano nella cavità peritoneale attraverso il reflusso ovarico causa dell’endometriosi.

Nell’infertilità maschile sia la concentrazione bassa (inferiore a 20 ng / ml) che quella alta (maggiore di 50 ng / ml) di vitamina D nel siero influiscono negativamente sul numero di spermatozoi, sulla loro motilità e sulla morfologia.

La concentrazione di vitamina D non modifica in modo significativo la risposta alla terapia di stimolazione dell’ovulazione e il numero e la qualità degli embrioni.. Riguardo al ruolo della vitamina D nella fecondazione in vitro (IVF) i migliori risultati ottenuti in pazienti con valori normali di calciferolo sono stati spiegati dall’ alta concentrazione di vitamina D e dei suoi metaboliti nella decidua rilevati nel 1 ° trimestre di gravidanza, il che suggerisce il suo contributo al corretto impianto dell’embrione e una migliore modulazione immunologica locale sul trofoblasto.

C’è unanimità nel ribadire che il supplemento farmacologico con vitamina D richieda una concentrazione inferiore ai 20 ng / ml (fino a 50 nmol / l), specialmente nelle donne obese, in special modo con insulino-resistenza e bassa riserva ovarica e negli uomini affetti da oligo e asteno-zoospermia.

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