Come si diagnostica l’infertilità?

La prima tappa per la diagnosi delle coppie con potenziali problematiche di fertilità implica il sinergismo tra anamnesi ed esame obiettivo per cercare di individuare i possibili fattori di rischio.

La donna: che indagini svolgere?

In seguito ad un’anamnesi iniziale i primi test, a cui è sottoposta la donna per valutare la sterilità e giungere ad una diagnosi, sono:

  • Dosaggi ormonali:
  1. FSH, LH ed estradiolo (E2) nella prima metà del ciclo (secondo o terzo giorno di mestruazione);
  2. Progesterone e prolattina (PRL) nella seconda metà del ciclo;
  3. Ormone Antimulleriano (AMH) in qualsiasi fase del ciclo;

Questi esami hanno lo scopo principale di valutare la riserva ovarica, vale a dire il patrimonio di ovociti della donna e quindi il suo potenziale di fertilità.

  • Tampone vaginale: esame che valuta la presenza o meno d’infezioni del tratto distale dell’apparato riproduttivo (vagina e collo dell’utero);
  • Ecografia pelvica transvaginale: permette di valutare l’anatomia dell’apparato riproduttivo femminile (utero e annessi) e la presenza di eventuali alterazioni a suo carico (malformazioni uterine, fibromi). Con l’ecografia transvaginale è possibile valutare il numero e la crescita dei follicoli ovarici sia in condizioni basali che sotto stimolo.

Tra gli esami di secondo livello che ci permettono di fare una valutazione più approfondita e completa del fattore uterino e tubarico abbiamo:

  • Isterosonografia: è un esame attraverso il quale, dopo aver iniettato una soluzione salina sterile o altra sostanza apposita nella cavità uterina, è possibile valutare la normalità o meno della cavità uterina stessa, e la pervietà delle tube;
  • Ecografia tridimensionale (eco 3D) dell’utero: tecnologia che, attraverso un’elaborazione rapida del volume del viscere, permette il riconoscimento di eventuali malformazioni congenite dell’utero. L’ecografia 3D può essere utilizzata anche per lo studio degli annessi o in abbinamento all’isterosonografia;
  • Isterosalpingografia: esame radiologico utilizzato per valutare la pervietà tubarica. Esso permette anche il riconoscimento di alcune patologie congenite o acquisite dell’utero.
  • Isteroscopia: tecnica endoscopica che, attraverso l’inserzione di uno strumento ottico collegato a una telecamera in cavità uterina, permette una visione diretta della cavità endometriale e il riconoscimento quindi di eventuali patologie a suo carico.
  • Laparoscopia (solo se necessaria per la presenza di particolari patologie): tecnica chirurgica che permette di vedere dentro l’addome attraverso uno strumento a fibre ottiche (il laparoscopio) collegato a una telecamera. Attraverso la laparoscopia, è possibile visualizzare l’anatomia di utero e annessi, valutare in modo molto preciso il funzionamento tubarico e intervenire operativamente per risolvere alcune patologie (rimozioni di cisti, adesiolisi, asportazione di fibromi uterini ecc. )

E l’uomo: cosa deve fare?

L’approccio iniziale prevede un’adeguata anamnesi generale e un esame obiettivo con eventuali accertamenti strumentali e di laboratorio che possono aiutare nella definizione della diagnosi di patologie sistemiche o di apparato. Superata questa prima fase, ci si focalizzerà sull’apparato genitale mettendo in primo piano l’indagine anamnestica andrologica.

Tra gli esami per la diagnosi ricordiamo:

  • Dosaggi ormonali: FSH, LH, testosterone totale, inibina B, prolattina (PRL), estradiolo (E2), HCG e studio della funzionalità tiroidea;
  • Esame del liquido seminale: definisce le caratteristiche qualitative e quantitative degli spermatozoi. Ci permette di valutare il volume, il pH, la concentrazione, la morfologia, la motilità, la viscosità, la presenza di leucociti e di cellule spermatogenetiche e l’assenza di aree di agglutinazione, ossia la formazione di agglomerati provocati dalla presenza di autoanticorpi e infezioni in atto;
  • Test TUNEL, SCSA, HALO: consentono di identificare i casi di alterazione del DNA degli spermatozoi (frammentazione del DNA spermatozoario);
  • MAR TEST: consente di rilevare la presenza di anticorpi antispermatozoi sulla superficie degli spermatozoi;
  • Esame batteriologico;
  • Ecocolordoppler scrotale e testicolare che ci permette di valutare casi di varicocele.

Sia per la donna che per l’uomo degli ulteriori esami per completare il quadro clinico sono gli esami genetici che ci permettono di valutare se ci sono alterazioni cromosomiche che possano inficiare sulla fertilità dell’individuo.

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