Il primo marker di riserva ovarica proposto in letteratura è stato la misurazione sierica dell’FSH nella fase follicolare precoce (2°-3° giorno di ciclo mestruale). L’analisi retrospettiva di oltre 700 cicli di fecondazione in vitro ha dimostrato che i bassi livelli di FSH sono buoni marcatori di risposta ovarica alla stimolazione.

Ma che cos’è l’FSH?

L’FSH (ormone follicolo stimolante) e l’LH (ormone luteinizzante) sono due ormoni prodotti dall’ipofisi, una ghiandola alla base del cranio.  Questi ormoni sono secreti sia nell’uomo che nella donna, e agiscono, rispettivamente, sui testicoli e sulle ovaie. La loro massima secrezione avviene alla pubertà, momento in cui sono responsabili della maturazione degli organi della riproduzione e della crescita del corpo che si verifica durante l’adolescenza. Nell’età adulta, invece, svolgono una funzione importante di stimolazione delle gonadi e di produzione dei gameti.

Il dosaggio dell’ormone follicolo-stimolante è usato nella diagnosi e nel trattamento dell’infertilità, nella valutazione di pubertà precoce, del differenziale d’ipogonadismo e nei disturbi delle mestruazioni come l’amenorrea.

Come agisce nella donna?

Nella donna il processo di accrescimento e maturazione dei follicoli ovarici, detto follicologenesi, è determinato dall’FSH e dall’LH. La follicologenesi ha inizio dopo la pubertà e può avere come esito la morte del follicolo (atresia) oppure l’ovulazione, cioè la liberazione di un ovocita maturo. La quantità di FSH circolante, nei primi giorni del ciclo mestruale, induce la crescita e la maturazione dei follicoli. Sotto l’influenza dell’FSH i follicoli iniziano a produrre estrogeni, che aumentando in concentrazione oltre un certo valore soglia, determinano un meccanismo inibitorio sull’ipofisi (feedback negativo) e come conseguenza i livelli di FSH nel sangue diminuiscono.

Che succede quando l’FSH nella donna è alto?

In menopausa i follicoli nelle ovaie non sono più sensibili ai segnali ormonali che, fino a quel momento, avevano indotto la fase follicolare. Con l’aumentare dell’età, a ogni ciclo, diminuiscono i follicoli a disposizione e, di conseguenza la quantità di estrogeni prodotta, il meccanismo di feedback negativo viene meno e i valori di FSH nel sangue rimangono elevati. Seppur con diversi limiti legati alle sue variazioni mensili, un valore aumentato di FSH nel sangue di una donna, potrebbe far nascere il sospetto di uno stato di ridotta riserva ovarica, rappresentando una misura indiretta del numero dei follicoli. Alti livelli di FSH indicano che il nostro corpo sta faticando per stimolare l’ovulazione ed è anche indice di scarsa qualità degli ovociti.

E nell’uomo come agisce l’FSH?

Nell’uomo, l’FSH ha la funzione di stimolare la spermatogenesi, ovvero la formazione di nuovi spermatozoi da parte del testicolo. Elevati livelli di FSH maschile, possono indicare un’insufficienza testicolare primaria, causata in genere da difetti dello sviluppo nella crescita dei testicoli (per mancato sviluppo, anomalie cromosomiche, infezioni virali, radiazioni o chemioterapici, malattie autoimmuni, tumori delle cellule germinali) o da lesioni agli stessi. Bassi livelli sono invece associati ad azoospermia o ad oligospermia severa fanno pensare a disturbi ipofisari o ipotalamici.

Quali sono i valori normali di FSH?

Di seguito riportata una tabella con i valori di riferimento nella donna e nell’uomo:

E’ possibile abbassare l’FSH naturalmente? Esiste una cura?

Attualmente non esiste una cura per la riduzione dei livelli di FSH. Si può trattare tale problema con l’induzione dell’ovulazione con alte dosi di clomifene o gonadotropine follicolo stimolanti. L’efficacia però dipende dai valori di FSH e da quanto tempo questi valori sono alti. A seconda della gravità della situazione si può anche ricorrere alla procreazione medicalmente assistita (PMA). Valori pari a 15-20 di FSH potrebbero essere addirittura troppo alti perché abbiano una risposta alla stimolazione.

Seppur non esista una cura, si consiglia in ogni caso di correggere le abitudini alimentari:

  • Fare una dieta disintossicante (bere almeno 2 litri di acqua al giorno ridurre sale, caffè, tè, bibite zuccherate, etc.);
  • Assumere un integratore di vitamina B6 e zinco che aiutano a ripristinare l’equilibrio ormonale;
  • Assumere acidi grassi essenziali e legumi, verdure (verza, cavolo etc.) e semi di lino che aiutano il fegato a scomporre ed eliminare gli estrogeni;

Si consiglia in fine una dieta sana ed equilibrata che permetta di tenere sotto controllo il peso in quanto sovrappeso e obesità influiscono negativamente sulla fertilità sia maschile che femminile.

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