Ovociti ed embrioni nelle prime fasi di sviluppo sono circondati da un rivestimento chiamato zona pellucida, le cui funzioni sono:

  • Impedire la polispermia (penetrazione nell’ovocita da parte di più spermatozoi),
  • Facilitare il trasporto degli ovociti fecondati attraverso le tube
  • Impedire la dispersione dei blastomeri (cellule di divisione degli embrioni)
  • Proteggere l’embrione in via di sviluppo dal contatto con gli elementi cellulari che possono minarne l’integrità fino a quando non sia avvenuta la compattazione dei blastomeri.

Quando l’embrione raggiunge lo stato di blastocisti, l’espansione della massa embrionale combinata all’azione di enzimi litici determina l’assottigliamento e successivamente la rottura della zona pellucida. È fondamentale che la blastocisti rompa il rivestimento che la protegge al fine di interagire con l’endometrio, impiantarsi e portare allo sviluppo del feto.
Tale processo è detto “hatching”.
Tuttavia, in vitro si osserva, come, a volte, questo processo non si compia correttamente per la presenza di una zona pellucida particolarmente spessa e di maggior consistenza.

Assisted Hatching

Per superare tale ostacolo è stata messa a punto la procedura di Assisted Hatching. La tecnica si esegue prima del trasferimento in utero dell’embrione allo stato di blastocisti e consiste nell’assottigliare o praticare un piccola apertura nella zona pellucida, al fine di migliorare il contatto con la mucosa uterina.
È fondamentale che la procedura venga eseguita da biologi esperti per evitare il potenziale danno termico, secondario all’impiego della tecnologia laser, per minimizzare il tempo di permanenza degli embrioni al di fuori dell’incubatore o per ridurre le variazioni di pH e temperatura che possono inficiare lo sviluppo dell’embrioni.

Assisted Hatching

La tecnica di Assisted Hatching è consigliata nei seguenti casi:

  • Donne di età superiore a 37 anni che si sottopongono a cicli di FIVET omologhe;
  • Donne con ridotta riserva ovarica (FSH basale elevato, basso AMH e ridotto numero di follicoli antrali al conteggio ecografico);
  • Ripetuti fallimenti dopo tre o più transferts embrionari;
  • Dopo ripetuti cicli di fecondazione in cui gli embrioni presentano scarsa qualità (divisione cellulare molto lenta o con eccessiva frammentazione).

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