Il termine Genitorialità sta ad indicare una funzione psico-sociale dell’individuo e della coppia che non può in alcun modo essere spiegata solamente come mero evento biologico legato alla nascita della prole.

La Genitorialità è formata da prerogative consce-inconsce della singola persona che si incontrano con la modalità relazionale che la coppia condivide nell’assolvere al compito dell’essere genitori. Tale ricchezza di processi mentali interni e relazionali ci aiuta a comprendere come non si possa ridurre questo concetto ad una semplice funzione biologica ma che invece introduce la necessità di aumentare una comprensione e consapevolezza di Sè e di come la Coppia interagisce e si relaziona al suo interno. Genitorialità significa fare i conti con noi stessi, con il nostro temperamento, con la nostra emotività, con la nostra sensibilità, con il nostro essere stati figli, misurarci continuamente con le nostre paure, con le nostre angosce, con i nostri dubbi e fragilità insomma potersi conoscere il più possibile, conoscere il proprio modo di stare in relazione con l’altro. Per tali motivi si può parlare di funzione, non statica ma in continuo sviluppo, modulazione e cambiamento evolutivo.

Genitorialità significa creare uno spazio fisico e psichico per il bambino appena arrivato, accompagnarlo nei continui cambiamenti, contenerlo psico-affettivamente nei momenti di vita, una esperienza in continuo divenire. Occuparsi del figlio nella dimensione affettiva ma anche in quella normativa della acquisizione delle regole. Costruire stabili e permeabili confini dentro e fuori la coppia così da permettere un produttivo scambio con il mondo esterno. Accompagnare l’evoluzione del figlio sapendo modulare indulgenza e autorevolezza, concessioni ed imposizioni educative, in ascolto delle reali necessità e bisogni del momento.

Desidero  concludere questo articolo con una poesia che può aiutare a comprendere, attraverso la suggestione poetica, il senso del termine Genitorialità….

 

I figli sono come gli aquiloni,
passi la vita a cercare di farli alzare da terra.

Corri e corri con loro
fino a restare tutti e due senza fiato…
Come gli aquiloni, essi finiscono a terra…
e tu rappezzi e conforti, aggiusti e insegni.
Li vedi sollevarsi nel vento e li rassicuri
che presto impareranno a volare.

Infine sono in aria:
gli ci vuole più spago e tu seguiti a darne.
E a ogni metro di corda
che sfugge dalla tua mano
il cuore ti si riempie di gioia
e di tristezza insieme.

Giorno dopo giorno
l’aquilone si allontana sempre più
e tu senti che non passerà molto tempo
prima che quella bella creatura
spezzi il filo che vi unisce e si innalzi,
come è giusto che sia, libera e sola.

Allora soltanto saprai
di avere assolto il tuo compito.

Erma Bombeck