Un recente studio condotto dalla Fondazione IVI (FIVI), e  pubblicato su Development ha dimostrato, per la prima volta nella storia della genetica, che la relazione feto-materna è in grado di incidere sul patrimonio genetico del nascituro, anche quando non sussistono legami biologici fra la futura madre e l’ovulo fecondato. In sostanza, la comunicazione tra mamma ed embrione può modificare l’informazione genetica del neonato anche in caso di ovodonazione.
Questa scoperta conferma l’esistenza, da tempo ipotizzata, di uno scambio d’informazioni tra endometrio ed embrione. Questa “comunicazione” fa si che nell’embrione si esprimano o si inibiscano specifiche funzioni, in risposta alle informazioni rilasciate dalle cellule endometriali. Ciò spiegherebbe il processo di trasmissione, tra la mamma e il bimbo, di alcune caratteristiche fisiche così come di alcune malattie infantili quali il diabete e l’obesità”. In presenza di determinate condizioni patologiche, infatti, come in caso di obesità, diabete, ma anche di tabagismo, le cellule endometriali modificano la loro espressione genica, cioè modificano l’attività dei loro geni, influenzando, in questo modo, anche lo sviluppo embrionale.

Questa scoperta ci permetterà in futuro di evitare la trasmissione di alcune malattie quando la loro causa è epigenetica, ovvero quelle malattie che si verificano in seguito a cambiamenti nell’espressione, e quindi nell’attività, di uno o più geni senza che ne venga modificata la struttura.

 

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http://dev.biologists.org/content/142/18/3210